20 febbraio 2020 – Caterina Catalano

Nella sede dell’Università della Terza Età di Collegno, con la partecipazione di Francesca Zuccarello, accompagnati da note musicali e letture di brani del libro…

 

20 febbraio 2020 – Claudia Murabito

Bella recensione di Angelo Mistrangelo su “100 Torri” , quotidiano on line di Chieri, Chierese, Torino città metropolitana, Asti e Astigiano

 

 

LIBRI – VERSI INQUIETI DI CLAUDIA MURABITO

Nel segno della poesia si apre il 2020, con il libro «Tracce d’essenza», versi inquieti di Claudia Murabito, pubblicato da Impremix Edizioni Visual Grafika (2019). Una raccolta che comunica il senso della ricerca e del linguaggio della scrittrice torinese, di una scrittura che unisce visione e parola evocativa, emozioni e ricordi. Emozioni che l’autrice «riesce a farci assaporare – scrive Daniele Melano nella prefazione – con le sue poesie piene di richiami e di momenti attuali che ancor più ci ricordano che la poesia, quando è bella, non ha tempo». E il tempo riconsegna alla memoria ore, luoghi, stagioni che sembrano ormai lontane, ma che riemergono nei versi: «Avevamo mari, sogni/ non speranze,/ percepivamo onde/ che non potevamo toccare/ giganti di uragani,/ che non riuscivamo a solcare./ Tutto qui era il nostro mondo/ in questo vortice d’idee/ che non capivano i confini». Insegnante di Poesia Contemporanea presso l’Università della Terza Età di Rivoli, finalista in diversi concorsi di poesia, interprete di un universo di sensazioni che si ramificano come l’albero di Elena Bovio sulla copertina del libro, Claudia Murabito consegna a questi nostri giorni il fascino incontaminato della luce all’alba, delle quotidiane riflessioni, del «Pensiero che verbo diventa/ e pronuncia parole di esistenza». Sentimenti e solitudine, immagini di gabbiani e ricami di silenzi, esprimono il percorso interiore della poetessa in attesa di un gesto liberatorio: «Aspetto un tuo gesto,/ sicuro, felice, libero./ Aspetto così senza aspettarmi nulla,/ fingendo, sapendo, amando».

Angelo Mistrangelo 

07 febbraio 2020 – Luisella Urietti

Riceviamo dal Maestro Stefano Burbi, compositore e direttore d’orchestra, questa recensione:

Diciamo la verità, chi di noi non ha mai desiderato che la propria vita avesse una svolta, che ci fosse, in positivo, si intende, un cambiamento?
Lo chiediamo a Dio, perché riteniamo che solo lui possa intervenire in modo efficace e nostro Signore sceglie uomini e donne come suoi strumenti, e non sempre noi riconosciamo le persone che potrebbero aiutarci o comprendiamo i segni che riceviamo sul nostro percorso terreno.
Luisella Urietti, di lavoro, aiuta a trovare la forza che è in noi, ma che spesso ignoriamo di possedere o non sappiamo usare. Possiamo considerarla una preziosa risorsa che il destino, o, se preferite, se, come me, credete, Dio mette sulla nostra strada.
Luisella ci mostra la via, ma poi dobbiamo percorrerla noi, ed il suo libro è un mosaico di storie di persone che hanno avuto l’umiltà di chiedere aiuto, perché si sono rese conto che, da sole, non ce l’avrebbero mai fatta: un bel passo avanti , in una società che troppo spesso predica efficienza, ostentazione di forza ed autosufficienza. No, non siamo onnipotenti: nessuno lo è.
Ognuno di noi dipende dagli altri, in un modo o nell’altro, e non è, questo, un segno di debolezza, ma la semplice constatazione dell’esistenza di un problema che è più grande di noi, il primo passo verso la “guarigione”, perché solo riconoscendo di essere malati si può iniziare un percorso virtuoso che porta alla sconfitta della malattia.
La stessa autrice cita una frase tratta dalla letteratura sulla saggezza orientale ( “Quando l’allievo è pronto, il maestro arriva”) che meglio di ogni altro discorso esprime la necessità di prepararsi al cambiamento con umiltà e determinazione.
Ed ecco che, direttamente dal grande libro della vita, escono fuori le storie autentiche di personaggi veri: Ernesto, divorziato, senza amici, reduce da un licenziamento all’estero e tornato in Italia come l’ombra di se stesso, rinato grazie alle sedute con Luisella tanto da ritrovare un insperato e clamoroso successo a livello professionale; Esther, accompagnata per mano in percorso doloroso che però si conclude con il ritrovato equilibrio fra vita privata e professionale; Giuseppe, capace di realizzare i suoi sogni grazie all’allenamento guidato dalla scrittrice che si definisce orgogliosa di averlo “allenato” per raggiungere i suoi obiettivi.
Storie a lieto fine. Ma il bello è che, contrariamente a quanto sembrerebbe, non sono favole, ma la realtà. Luisella ci dice proprio questo: la vita può cambiare, se lo vogliamo veramente, senza formule magiche o miracoli, ma con la potenza della volontà e la capacità di attingere alle nostre risorse più nascoste. Il libro ci dice che tutti, volendo, possiamo trovarle in noi.
In un mondo in cui, anche sul web, tutti cercano istruzioni per l’uso delle cose più disparate, finalmente un libro che è un vero e proprio manuale della vita.
Tutti pensiamo di non averne bisogno, ma questa lettura ci suggerisce esattamente il contrario.
Alla fine della lettura, si può solo dire “grazie” a Luisella di averci ricordato che le cose possono cambiare. Basta volerlo. Nessuno può cambiare il mondo, ma tutti possono cambiare se stessi, dunque, il proprio mondo.

31 gennaio 2020 – Gary Geddes

Il professor Alfred Corn ci ha inviato questo giudizio:

“I am grateful to Impremix and Angela d’Ambra, a brilliant and fine-tuned translator of contemporary anglophone poetry into Italian, for introducing me to the work of Canadian poet Gary Geddes. His original and carefully wrought poems are a signal discovery, and I look forward to others he will produce.”

22 gennaio 2020 – Gary Geddes

Gradita recensione sul blog di Peter Cowlam https://petercowlam.petercowlam.one/2020/01/25/selected-poems-from-on-being-dead-in-venice-by-gary-geddes-translated-by-angela-dambra-reviewed-by-peter-cowlam/

07 febbraio 2020 – Giuseppe Grassi

Proseguono le presentazioni del libro del “Partigiano C.”. Dopo l’incontro all’ITCG Galileo Galilei di Avigliana, incontro pubblico organizzato dall’ANPI di Caselle nella sala giunta del Comune

25 gennaio 2020 – Claudia Murabito -Patrizia Grandis

Le libraie di via Mensa, a Venaria, organizzano una giornata all’insegna della cultura e della lettura. Alle ore 16 si parla di poesia….

15 gennaio 2020 Maria Teresa Carpegna

Riceviamo dalla dott.ssa LuisellaUrietti questo contributto che volentieri pubblichiamo:

Leggendo questo libro ho avuto la sensazione di spalancare la finestra su una soleggiata giornata invernale: aria frizzante, neve sugli alberi e odore di aghi di pino. 

Sensazioni semplici e forti, che spesso ci portiamo dentro dall’infanzia e che ci seguono per tutta la vita.

E così, accompagnata da questa luce, ho seguito i molteplici protagonisti, impegnati in varie faccende e dilemmi. Racconti molto differenti fra loro, per questo ancora più apprezzabili e speciali. Discreti, gentili e sinceri mi hanno tenuto compagnia per parecchie sere, fino a quando ho controllato quanti ne rimanevano… solo più uno.

Erano tanti anni che non provavo il desiderio che un libro non finisse, che ci fosse ancora qualche pagina…

Sono certa che la semplicità sia fra le qualità umane più imporranti: ci permette di godere di quei momenti intensi, letti o vissuti, che lasciano un segno dentro di noi. Non sono solo  parole, ma descrizioni di ambienti e paesaggi nei quali si muovono le emozioni di “viaggiatori” di varia natura (lettori, scrittori e personaggi narrati), tutti alla ricerca di quel qualcosa che ci ci fa battere più forte il cuore e ci fa sentire vivi.

Proprio come una boccata di aria fresca In un semplice giorno d’inverno.

Giuseppe Grassi

Giuseppe Grassi nasce a Caselle il 9 ottobre 1925 da Guido e Vincenza Balma. Figlio unico, completa il proprio iter scolastico con un corso professionale per tecnici elettricisti. La guerra lo coglie mentre è operaio nello stabilimento di Venaria Reale della Snia Viscosa, un impiego che tuttavia è brutalmente interrotto dalla chiamata alle armi della Repubblica sociale italiana. Il rifiuto di combattere per il fascismo lo spinge a militare nella Resistenza. Dopo la Liberazione, mette a frutto la specializzazione acquisita a scuola. A metà degli anni Settanta, diventa responsabile della realizzazione di impianti elettrici speciali presso lo stabilimento Fiat di Belo Horizonte, in Brasile. Rientrato in Italia, tocca il vertice della propria avventura professionale a fine anni Ottanta, in coincidenza con i preparativi dei campionati mondiali di calcio: è infatti responsabile della realizzazione di impianti e servizi elettrici dello stadio Delle Alpi di Torino. Nel 2000 va in pensione.