19 agosto 2021 Mauro Occhi

Qualche parere dei lettori:

Caro Mauro,
Ho da poche ore terminato di leggere “Un paese di secondo mano”.
Benché non richiesta, ci tengo a darti la mia opinione.
Non fosse per altro che appartengo alla scuola di pensiero secondo cui scrivere è un atto di coraggio e merita (quasi) sempre considerazione.
Innanzitutto trovo convincente lo stile narrativo: le immagini iperboliche e le esasperazioni di alcune situazioni sono al medesimo tempo gustosissime e incisive sul piano semantico.
Mi è sembrato invece un po’ macchinoso lo scorrimento del racconto, nel senso che si fa fatica a coglierne l’unitarietà: più che una storia singola rischia di assomigliare più ad una serie di episodi non necessariamente tra loro legati, dai quali comunque emerge sempre lo spirito di fondo.
Venendo proprio a questo punto, ti confesso di apprezzare enormemente la sensazione di rassegnazione verso la comunità di Montescuro di Sotto incarnata dal protagonista. È drammaticamente attuale, almeno per me. Lo sconforto di fronte a dinamiche  talmente misere eppure così comuni da divenire “regola” mi sembra una chiave di lettura tanto aderente alla realtà quanto inquietante.
Per certi versi, considerata anche la brevità, il testo assomiglia quasi ad un’invettiva sotto forma di satira, un po’ come quelle di Giovenale, il quale d’altronde non mancava di ricordare “omnia Romae cum pretio”.
In definitiva, ho iniziato il libro convinto di leggere un’opera di narrativa con una trama ben rintracciabile e l’ho chiuso considerandolo un’opera di denuncia di un certo (mal)costume.
Non che i due aspetti non possano stare insieme, ma personalmente ho trovato più carente il primo.
Detto ciò, i miei complimenti sono autentici, finanche macchiati di una punta di invidia. Sei un orgoglio rivarolose.
In conclusione, affinché tu possa dare il giusto peso alle mie parole, ci tengo ad informarti che queste ti giungono da un futuro dipendente di un Comune di un paesotto di provincia, il quale, perennemente adirato per non essere riuscito ad occupare spazi più ambiti, agognerà il maggior numero possibile di lunedì in mutua, omaggiando il necessario medico condotto di bottiglie prelevate dalla sterminata cantina del padre. Chè, come è noto, non beve ma ne riceve.
Ti abbraccio,
                                                                                                                                31 agosto 2021 Giacomo Gustavino

 

 

 

 

Un paese di seconda mano

Il titolo descrive già l’abdicazione morale degli abitanti di un paesino che è anche un cliché italiano, dove la morale e i diritti vengono scambiati con situazioni di comodo che imprigionano tutti nella grettezza e nell’egoismo senza futuro. Potrebbe essere un racconto d’ambiente, alla Simenon, se non fosse per la lucida analisi sociologica che descrive il punto di vista del protagonista, escluso da questo mondo di meschinità perché forestiero ed in fondo precario.
Sono due mondi a confronto: quello che potrebbe essere è quello che è.
L’osservatorio del medico condotto, resta lucido e razionale proprio perché smarcato dalla gente del paese, istituzionalmente autorevole ma sostanzialmente indipendente e poco disponibile al facile compromesso.
Leggendo mi è venuta in mente la poesia di Pavese “ i mari del sud” in cui il cugino, considerato un disperato perché emigrato, una volta tornato col denaro, dice dei compaesani: “qui buoi e persone son tutta una razza!”
Anche lui forestiero, dopo anni di assenza, con la langa nel cuore, eppure oramai estraneo all’ambiente ristretto del paese.
I diversi capitoli sono dei flash su personaggi emblematici e situazioni tipiche che rappresentano il paradigma della rinuncia, in cui il diverso, in quanto forestiero, ha diversi livelli di emarginazione, tutti indirizzati però alla difesa di uno status quo che è la ricerca del male minore, del certo per l’incerto…
C’è molta ironia nel giovane dottore, e in alcuni che condividono la sua sorte. A unirli è l’amarezza di fare le cose giuste per la gente sbagliata, di essere insomma fuori posto, fuori contesto.
L’epilogo è scontato ma resta il ricordo, l’esperienza di quella vita adattata e un po’ vigliacca di una certa provincia che ci è molto vicina sempre.
Non c’è prospettiva di riscatto.
Si descrive il ventre molle in cui si insinuano i politicanti faccendieri con le furbizie che siamo abituati a riconoscere tra le colonne dei quotidiani.
Avrei voluto leggere di più di quei dialoghi, non il senso ma le parole: penso che avrebbero dato più freschezza al racconto.
Pare in effetti scritto tutto d’un fiato e ciò che viene detto in astratto, il senso del libro e i ragionamenti, mi avrebbe fatto piacere sentirlo dalle vive parole dei personaggi, così che la morale vivesse di vita propria e non fosse presentata già digerita.
Ma io un libro non l’ho mai scritto e non mi sono mai misurato con un progetto così complesso e articolato in diversi capitoli…
Da ultimo, mi ha commosso l’inserimento di personaggi conosciuti in altri contesti, che sono stati inseriti per rendere omaggio alla loro vita, la trovò una bella e nobile  idea.
Lo stile, a tratti un po’ troppo letterario, ogni tanto fa perdere freschezza alla narrazione, che ho trovato comunque avvincente.
È un libro notevole che ho letto volentieri e consigliato agli amici.
                                                                                                                            19 agosto 2021 Valter Gamba

28 luglio 2020 Mauro Occhi

Interessante recensione su “Luna Nuova” in vista della presentazione a Bardonecchia il 12 agosto