31-08-2017 Beppe Turletti

Salvatore Tripodi, autore del volume “Mi hanno mandato lontano. Storia operaia alla Fiat Lingotto”, Boxano Editore, amico e compagno di Giovanni Castellano e protagonista di quel periodo ci ha inviato la seguente riflessione:

Carissimi Laura e Beppe, 

avete prodotto un ottimo libro: papà Giovanni meritava questo ricordo per la sua vita esemplare e sono certo che, potendolo leggere, avrebbe approvato il vostro lavoro e l’avrebbe apprezzato molto. Lo apprezzeranno tutti coloro che avranno la fortuna di leggerlo, perché quella vita sacrificata all’ideale, alla costruzione di una società più giusta e soprattutto più umana, è una delle tante di cui oggi molti si sono dimenticati. Avete fatto un atto di giustizia storica e d’amore. 

Il ricordo che fa Laura del padre è tenero e fa venire la pelle d’oca per la profondità dei sentimenti che riesce a comunicare. La ricostruzione degli avvenimenti personali e il contesto in cui Lui ha vissuto e lottato è precisa e circostanziata, e mi ha riportato indietro nel tempo con la memoria: ho pensato ai tanti militanti del Pci o del Psiup che hanno dedicato la loro vita al bene comune, spendendosi per migliorare la dura vita di fabbrica, cercando di ottenere nuovi diritti (di cui altri hanno beneficiato), pagando prezzi davvero gravosi, finendo anche in prigione, oscurando la vita personale, senza mai avere tempo sufficiente per sé e per la propria famiglia. Era il tempo che lo chiedeva, il contesto storico che obbligava i migliori a occuparsi del bene di tutti. Giovanni ha pagato caramente la sua generosità, altri lo hanno fatto e sono stati più fortunati. 

Laura e Valeria(insieme a mamma Mariuccia) devono essere orgogliose di tale Papà.

Chi si è trovato a svolgere il ruolo che il compagno Giovanni Castellano ha coscientemente scelto di esercitare non poteva chiedersi ciò, lo faceva e basta, convinto- tutti i suoi scritti raccolti nel libro lo dimostrano- di fare la cosa giusta. 

Capita proprio così: se partecipi a un ballo, balli e cerchi di farlo al meglio delle tue capacità. 

Vi ringrazio infine di avermi fatto partecipe di questo vostro “segreto” familiare. 

Rosa Luxemburg scriveva al suo amore Leo Jogiches che “pro captu lectoris habent sua fata libelli”. Anche il vostro libro ha un destino e spero duraturo. Grazie.

Salvatore

Torino, 22 agosto 2017